“Ariosto” è una canzone che narra una storia d’amore intensa e turbolenta, caratterizzata da emozioni contrastanti, passioni travolgenti e un profondo senso di disillusione. Il riferimento ad Ariosto, autore dell’Orlando Furioso, evoca l’immagine di una relazione caotica e “furiosa”, simile a un poema epico in cui i protagonisti inseguono ideali irraggiungibili e affrontano un perpetuo conflitto interiore.
Il testo si sviluppa attraverso immagini vivide e metafore contemporanee che descrivono il legame tra i due amanti. Alcuni esempi significativi includono: “Potevamo essere un giro al luna park” evoca un inizio spensierato, ricco di promesse e sogni, destinato però a complicarsi e a rivelarsi doloroso; “La verità è che mi hai lasciato mezza nuda” esprime una profonda vulnerabilità, come se l’amore avesse lasciato solo frammenti incompleti di ciò che poteva essere; “Gira, gira come in un vinile rotto”: suggerisce un senso di monotonia e stanchezza, un ciclo infinito di errori e incomprensioni, “Favola furiosa come Ariosto” trasforma la relazione in un racconto epico e travagliato, in cui amore e fortuna sembrano sempre sfuggenti e inafferrabili.
Il brano dipinge un universo fatto di desideri, illusioni e malinconia, dove i due protagonisti cercano disperatamente un significato in un legame che sembra sfuggire loro di mano. È una storia che non parla solo di passione, ma anche della fragilità e dell’instabilità delle relazioni moderne, costantemente in bilico tra ciò che potrebbe essere e ciò che realmente è.
Ciao Lux, benvenuta su Odalis News! Vuoi dirci qualcosa di te prima di introdurre la tua nuova uscita?
La musica è sempre stata presente nella mia vita, anche quando non me ne rendevo conto. Mia madre cantava spesso in casa, e io, quasi per osmosi, ho iniziato a farlo anch’io. Non ho mai preso lezioni da bambina, ma giocavo con la voce, registrandomi e sperimentando senza pensarci troppo. Era un gesto spontaneo, naturale, che mi faceva stare bene.
La prima vera scintilla è arrivata alle elementari, quando sono entrata nel coro scolastico Ugole Verdi. Ricordo ancora l’emozione della prima esibizione: trovarmi davanti a un pubblico, sentire la mia voce intrecciarsi con quelle degli altri… in quel momento ho capito che cantare non era solo qualcosa che mi piaceva, ma qualcosa che mi completava.
Non tutto, però, è stato lineare. Alle medie sognavo di entrare nella sezione musicale della scuola, ma non sono riuscita a superare l’audizione. È stato un piccolo ostacolo, ma non abbastanza grande da farmi desistere. La musica è rimasta con me, come un filo invisibile che mi accompagnava ovunque, anche nei momenti più silenziosi. Al liceo, finalmente, ho avuto l’opportunità di far parte del coro scolastico, un’esperienza che mi ha arricchita tantissimo e che mi ha fatto crescere per cinque anni, sia a livello tecnico che emotivo.
Poi è arrivato il 2020, con il lockdown e la sospensione di tutto. In quel momento di pausa forzata, quasi per caso, ho preso in mano un ukulele. Pensavo fosse solo un passatempo, qualcosa per riempire il tempo, ma invece è diventato una svolta. Da lì è nato il mio primo brano, e con lui la scoperta che scrivere musica mi dava una libertà nuova, diversa da quella del solo cantare.
Tre anni fa ho deciso di fare sul serio e ho iniziato a studiare canto presso RC Vociproduzione, che oggi considero una seconda casa. Qui ho affinato la mia tecnica, ma soprattutto ho trovato la mia voce, sia come cantante che come autrice. Ho imparato a raccontarmi attraverso la musica, a trasformare emozioni in suoni e parole, a comunicare senza filtri. Oggi la musica non è solo una passione, è il mio linguaggio, il mio spazio sicuro, il modo più vero che ho per essere me stessa.
Qual è il significato del tuo nuovo singolo?
Il mio nuovo singolo racconta una storia d’amore intensa e travagliata, fatta di emozioni contrastanti, slanci appassionati e momenti di disillusione. Il riferimento ad Ariosto e all’Orlando Furioso non è casuale: volevo trasmettere l’idea di una relazione caotica, quasi epica, in cui i sentimenti si rincorrono come i personaggi del poema, alla ricerca di qualcosa che sembra sempre sfuggire.
È il frutto di un’esperienza molto personale, di una riflessione che portavo dentro da tempo. Mi chiedevo perché certi rapporti fossero sempre così turbolenti, così carichi di alti e bassi, come se la stabilità facesse paura. Perché è così difficile fermarsi, concedersi il tempo di costruire un legame autentico, accettare la fragilità invece di inseguire emozioni estreme?
Alla fine, è una canzone che parla della nostra difficoltà nel gestire il silenzio, nel dare valore alla pausa invece che alla frenesia. Spesso ci aggrappiamo a relazioni che sembrano vivere solo nel tumulto, senza accorgerci che a volte proprio la quiete, l’attesa, la vulnerabilità, potrebbero darci qualcosa di più vero.
Quali sensazioni pensi possa regalare questo brano a chi lo ascolta?
Vorrei che questo brano trasmettesse esattamente quel senso di caos e instabilità che ho voluto rappresentare, ed è proprio per questo che ho fatto riferimento all’Orlando Furioso. Mi piacerebbe che chi lo ascolta percepisse un turbinio di emozioni contrastanti: momenti di felicità e slancio, ma anche la consapevolezza che non tutto, in quella relazione, è davvero felice.
Credo che ogni ascoltatore, quando sente una canzone, la faccia propria, creandosi un’immagine unica nella mente, qualcosa che rispecchi la sua storia personale. Ognuno vive le proprie relazioni tra alti e bassi, tra passione e incertezze, ed è proprio questa dimensione emotiva che spero di evocare con il mio singolo.
Cosa ne pensi dell’attuale scena indipendente italiana?
La scena indipendente italiana oggi è straordinariamente variegata, ed è entusiasmante vedere così tante persone sperimentare, mescolare generi e dare vita a nuove sonorità. C’è un’energia creativa incredibile, una continua ricerca di qualcosa di originale, e questo è un aspetto che apprezzo moltissimo.
Allo stesso tempo, però, il panorama musicale sta diventando sempre più affollato. È bellissimo che tutti abbiano la possibilità di esprimersi attraverso la musica, ma a volte ho la sensazione che per alcuni sia più una questione di tendenza che di reale necessità espressiva. La musica sembra essere diventata un mezzo per ottenere visibilità piuttosto che un linguaggio per raccontarsi in modo autentico, e questo, a lungo andare, rischia di renderla meno significativa.
Non voglio fare discorsi nostalgici, ma credo che la musica abbia un potere enorme, capace di toccare corde profonde e di lasciare un segno. Proprio per questo mi piacerebbe vedere un approccio più consapevole, meno legato alla ricerca di numeri e più alla voglia di comunicare davvero. L’aspetto migliore della scena indipendente è la libertà creativa, la possibilità di uscire dagli schemi e di raccontare qualcosa di personale. Quando però la musica diventa solo un prodotto confezionato per funzionare nel momento, perde quella magia che la rende speciale.
Grazie per essere stata con noi, per concludere ti chiediamo se hai dei progetti futuri!
Non ho un piano preciso, mi piace lasciare che le cose accadano in modo naturale. Se tre anni fa mi avessero detto che avrei pubblicato un singolo, probabilmente non ci avrei creduto, e invece eccomi qui. Questa esperienza mi ha insegnato che le opportunità migliori spesso arrivano quando meno te lo aspetti, basta lasciarsi guidare.
Di sicuro voglio continuare a scrivere e pubblicare nuova musica. Ho già tanti brani nel cassetto, scritti nel tempo, perché la scrittura è sempre stata il mio modo più autentico di esprimermi. Solo ora, con questa prima uscita, mi rendo conto di quanto sia bello condividere ciò che sento con gli altri. Non so esattamente cosa mi riserverà il futuro, ma so che voglio continuare a creare, raccontare storie vere e trasformare le emozioni in musica.
Grazie mille per questa chiacchierata, è stato un piacere! Un saluto a voi e a tutti i lettori di Odalis News!