Il vero
senso dei suoi passi incerti, romanzo intenso e stratificato di Cristina Pacinotti
edito da Morellini Editore, racconta il viaggio struggente e necessario di
Maria, una madre single che, sopraffatta dal peso del quotidiano e da
un’identità frantumata tra il ruolo genitoriale e il desiderio di libertà,
intraprende un cammino tanto fisico quanto interiore. Intrappolata in una vita
che sente non più sua, tra il senso di solitudine e la spinta verso una
realizzazione personale, Maria sceglie di partire per l’India, apparentemente
per sfuggire alle insoddisfazioni, ma in realtà per cercare sé stessa nel
silenzio di un altrove che diventa specchio e detonatore della sua metamorfosi.
La narrazione si dispiega come una tessitura delicata, dove ogni nodo
rappresenta un conflitto tra desiderio e dovere, tra la voce interiore e il
giudizio esterno, tra il bisogno di appartenere e quello, ben più urgente, di
affermarsi. Il viaggio non è solo un movimento geografico: è metafora della
trasformazione, rito di passaggio che implica il distacco, la perdita e infine
la rinascita. L’India, con i suoi colori intensi, i suoi silenzi densi di
significati e il suo tempo dilatato, si fa palcoscenico simbolico di un
risveglio, in cui i sensi si amplificano e il pensiero si fa più acuto.
Ogni passo
incerto che Maria compie è in realtà un atto di coraggio. Le scelte che, agli
occhi della famiglia o della società ancora intrisa di valori patriarcali,
possono apparire egoistiche o sbagliate, si rivelano invece atti profondamente
poetici e necessari di resistenza e autodeterminazione. Maria non cerca una
fuga, ma una forma di sublimazione esistenziale. Attraversa la colpa, la paura
e il rifiuto per approdare a una consapevolezza nuova, che non chiede permessi
né giustificazioni. La narrazione è intrisa di malinconia e desiderio, mentre
Maria oscilla tra il suo amore per il figlio Andrea e il bisogno,
irrinunciabile, di riconoscersi come donna e come individuo. Le descrizioni
delle emozioni, delle interazioni affettive, dei paesaggi interiori ed
esteriori si intrecciano in un racconto che pulsa di vita e fragilità. Il
contrasto tra la bellezza esterna del viaggio e la turbolenza dell’anima
restituisce una dimensione autenticamente umana.
Il vero
senso dei suoi passi incerti è un elogio del dubbio e della possibilità. Non offre
soluzioni semplici, né finali rassicuranti, ma invita chi legge a considerare
che la verità non sta nella meta, ma nel cammino stesso. È un’opera che parla a
chiunque abbia mai sentito la vertigine del cambiamento e abbia deciso di
seguirla, anche a costo della solitudine. Maria non ha ancora trovato tutte le
risposte — e forse non le troverà mai — ma ha imparato che, proprio in quei
passi esitanti, abita il senso più profondo dell’esistere.