Biagio Andrea: la libertà come rinascita interiore


Nel suo nuovo singolo “Ed ecco la libertà”, il cantautore e infermiere Biagio Andrea intreccia vita e arte in un racconto di resilienza e autenticità. Nelle sue parole e nella sua musica convivono due dimensioni che si completano: da un lato la cura e l’ascolto del prossimo, dall’altro il bisogno di esprimere attraverso la musica le fragilità e le rinascite che appartengono a tutti.

Il brano è un viaggio emotivo tra malinconia e luce, un inno alla libertà come capacità di restare e trasformarsi, anche dopo le cadute. Lontano dalle logiche degli algoritmi e della velocità che spesso dominano la scena contemporanea, Biagio Andrea sceglie la via della sincerità, costruendo una poetica fatta di tempo, verità e umanità.

In questa intervista per Odalis News, l’artista racconta le radici del suo percorso, il significato più profondo del suo nuovo singolo e il desiderio di portare la sua musica ovunque ci sia spazio per incontrare e condividere esperienze reali.

Ciao Biagio, benvenuto su Odalis News! Vuoi dirci qualcosa di te prima di introdurre la tua nuova uscita?
Mi chiamo Biagio Andrea, sono un cantautore e un infermiere. Due ruoli che sembrano lontani, ma in realtà si toccano: entrambi nascono dall’ascolto e dal bisogno di restituire qualcosa di umano. La musica è la mia forma di libertà, il modo con cui provo a trasformare quello che vivo in qualcosa che possa arrivare anche agli altri.

Qual è il significato del tuo nuovo singolo?
Il mio nuovo brano, Ed ecco la libertà, parla del tempo, dei limiti e del desiderio di rinascita. È la storia di chi si sente intrappolato ma sceglie comunque di rialzarsi, anche con le ferite addosso. Dentro c’è la mia idea di libertà: non quella che ti fa scappare, ma quella che ti fa restare e cambiare.

Quali sensazioni pensi possa regalare questo brano a chi lo ascolta?
Vorrei che chi lo ascolta si sentisse parte di un viaggio: un passaggio tra malinconia e luce, tra perdita e ricomposizione. Non è una canzone “triste”, ma sincera. È per chi si è sentito perso e ha avuto il coraggio di riprovarci.

Cosa ne pensi dell’attuale scena indipendente italiana?
Credo che la scena indipendente oggi sia piena di vita e autenticità. Ci sono artisti che sanno parlare in modo diretto, senza filtri, ma spesso restano invisibili. Tutto corre troppo, si giudica più un algoritmo che un’emozione. Io penso che la musica vera abbia bisogno di tempo, di ascolto, di fallimenti. È lì che nasce qualcosa di unico.

Progetti futuri?
Sto lavorando a nuovi brani che seguono la stessa linea di sincerità di Ed ecco la libertà. Voglio costruire un percorso coerente, che unisca la parte musicale a quella visiva, e portarlo il più possibile dal vivo, nelle piazze, ovunque ci sia spazio per incontrare le persone. Continuo anche il mio lavoro da infermiere: è la mia radice e mi ricorda ogni giorno perché canto.