Mac Parak e il ritorno del rock con “Quando c’era il Liga”

Con il nuovo singolo “Quando c’era il Liga”, Mac Parak riaccende la passione per il rock italiano e la nostalgia di un’epoca autentica. Regista, docente e musicista, l’artista torna dopo anni di silenzio con un brano che profuma di libertà e ricordi: motorini, sogni e musicassette. In questa intervista per Odalis News, racconta la sua rinascita artistica e lo sguardo sincero sulla scena indipendente di oggi.

Ciao Mac, benvenuto su Odalis News! Vuoi dirci qualcosa di te prima di introdurre la tua nuova uscita?
Ciao a Voi! Sono uno della Gen X e professionalmente sono un regista freelance e un docente. Tuttavia, è dal 1995 che canto. Dopo anni di buio e silenzio (o di sporadiche collaborazioni) ho sentito il bisogno di ritrovare quella parte di me che avevo lasciato in sospeso. Dopo sei anni ho deciso di rilanciare un me completamente nuovo, più consapevole, ma con la stessa fame di allora. È un ritorno che profuma di rinascita.

Qual è il significato del tuo nuovo singolo? Quali sensazioni pensi possa regalare questo brano a chi lo ascolta?
Più che di significato, parlerei di emozioni. A quelli della mia generazione voglio portare ricordi e nostalgie: le prime cotte, i giri in motorino, le musicassette, i sogni ancora intatti. Ai giovani, invece, sperando che ci sia ancora chi ascolta rock italiano, voglio offrire qualcosa di diverso dai soliti cliché musicali che si sentono ogni giorno. Non voglio insegnare nulla, ma se qualcuno riuscirà a sentire un’emozione sincera, allora il brano avrà fatto il suo dovere.

Cosa ne pensi dell’attuale scena indipendente italiana?
Mai come oggi mi sono reso conto di quanti siano gli emergenti. È incredibile: dagli adolescenti ai pensionati, c'è un mondo intero di artisti che il music business ignora completamente. È una realtà piena di energia, ma anche di frustrazioni. Nel mare magnum delle produzioni c'è chi eccelle e chi no, com’è naturale. Ma io stesso faccio parte di questa comunità, quindi come potrei giudicare? Diciamo che oggi ci sono opportunità maggiori di essere visti… e, per assurdo, le stesse identiche possibilità di restare invisibili. È un paradosso che descrive bene la musica di oggi
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Grazie per essere stato con noi, per concludere ti chiediamo se hai dei progetti futuri!
Ma grazie a Voi! Continuerò con la scrittura di libri e musica, due ambiti che per me convivono, si contaminano e si nutrono a vicenda, e ovviamente continuerò a fare il professore, ch’è la mia dimensione quotidiana, quella che mi tiene coi piedi per terra. Il bello è riuscire a far convivere tutto: la didattica, la regia e la musica. Finché ci sarà qualcosa da raccontare, continuerò a farlo. Grazie per lo spazio e per l’attenzione.